La miniera di Cozzo Disi

Se per lungo tempo Casteltermini fu uno dei comuni più ricchi dell’agrigentino, è merito della grande miniera Cozzo Disi. La miniera si trova ad 8 km da Casteltermini. Il territorio non possiede molte pianure, per tale motivo Casteltermini  non ha mai avuto una ricca agricoltura, per questo l’economia del paese, da agricola passò a mineraria, sfruttando le rocce della zona che sono della serie gelsoso-solfifero. Altre piccole miniere erano sparse per il territorio di Casteltermini, quella di Serralunga, San Giovanello Lo Bue, di frate Paolo e di Mannera vecchia, che sono rimaste aperte fino agli anni ‘60.
La miniera di Cozzo Disi fu una delle miniere più produttive della Sicilia. L’estrazione cominciata nel 1870 divenne molto considerevole intorno agli anni ‘40.
I minatori, passavano giornate intere all’interno delle miniere, lavorando con braccia e pale, talvolta nudi per l’alta temperatura. Una vecchia canzone che parla della miniera e dei minatori dice:  “e cu lu scuru vaiu, e cu lu scuru vegnu” ( e con il buio vado e con il buio vengo), perché i lavori cominciavano presto, e di notte interi gruppi di minatori scendevano in miniera, illuminando il percorso con le “Citalene”, le torce. Il lavoro terminava a tarda notte e si tornava in paese sempre con il buio. Lo zolfo estratto veniva poi lavorato con i processi di combustione o di flottazione.
I proprietari e i gestori delle miniere, spinti dal miraggio del guadagno facile e immediato, non esitavano a sfruttare lavoratori grandi e piccoli, che venivano trattati come schiavi, costretti a lavorare con un buio infernale e respirando esalazioni solforose. Il materiale estratto, infatti, veniva portato in superficie dai “ carusi”, bambini con un’età che partiva dai 9 anni che grandi scrittori come Verga e Pirandello hanno fatto letteralmente emergere dall’oscurità.
Le miniere erano degli antri infernali, si scendeva per metri e metri, attraverso centinaia di scalini, scivolosi e disuguali, illuminati dalle lumiere ad olio. Queste condizioni di lavoro e la natura stessa dello zolfo, portarono a numerose disgrazie che colpirono intere famiglie di castelterminesi e non solo, perché nella miniera lavoravano persone provenienti da paesi di tutto l’agrigentino e gran parte della Sicilia occidentale .
Nel 1965 la miniera di Casteltermini passa alla regione, la quale costituiva un ente , l’ente minerario siciliano, che raggruppava tutte le miniere dell’isola. A causa del crollo del valore dello zolfo, la miniera di Cozzo Disi dovette chiudere dopo aver effettuato costosissimi impianti di ammodernamento. La chiusura avvenne nell’ottobre del 1990 e da lì iniziò il lento declino dell’economia di Casteltermini che perse la sua ottima posizione economica e sociale.
Non è detto, tuttavia, che questa non riesca più ad apportare la ricchezza del passato. Il Comune, infatti, da tempo progetta la creazione di un museo che possa essere nello stesso tempo la testimonianza di un’attività sociale, economica e culturale ormai scomparsa, ma ancora fortemente viva nella nostra comunità, anzi uno degli elementi essenziali che caratterizza la nostra identità.
Giuseppe Di Franco III C

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